È quasi l’estate del 1945, i partigiani jugoslavi stanno avanzando nella Bassa Stiria e arrestano vari abitanti di origine tedesca. Tra questi anche la settantenne Pauline Drolc, nata Bast, che dalla cittadina di Tiiffer — in sloveno Lagko — viene portata al campo di internamento provvisorio del castello di Hrastovec. Poche settimane dopo il suo arrivo muore a causa delle condizioni disumane del campo, della fame e dello sfinimento, o forse a seguito di una delle malattie che vi proliferavano. La sua tomba non viene mai trovata. Pauline, che è la prozia di Martin Pollack, segue il destino di molti prima e dopo di lei, e non ne sapremmo nulla se non fosse per questo ennesimo gioiello di ricerca e reportage che l’autore austriaco ha scritto. Il suo libro dedicato al padre, l’SS Gerhard Bast, è diventato una delle pietre miliari della „letteratura documentaria“ in lingua tedesca. Ora questo nuovo lavoro di Pollack si pone al fianco di quell’opera e ci conduce, con l’andamento di un poliziesco, alla scoperta della biografia di Pauline e del complesso intreccio di Storia, confini, nazionalismo e ideologie letali che fa da sfondo a questa vicenda emblematica.