Un ciclo di incontri sul tema del colonialismo e sui libri che raccontano con diversi sguardi il percorso coloniale dei vari paesi europei in Africa, con focus sull’Italia, fino all’evoluzione di un movimento di letteratura contro l’atteggiamento di sfruttamento da parte delle potenze coloniali. La letteratura africana, nel periodo tardo coloniale, ha iniziato a caratterizzarsi con un chiaro impegno politico finalizzato alla critica del colonialismo e del suo impatto sulla cultura delle popolazioni locali. Con il raggiungimento dell’indipendenza a partire dagli anni cinquanta e sessanta, la letteratura in numerosi paesi africani, ha conosciuto un periodo di sviluppo significativo. Queste le tematiche che verranno affrontate nei tre incontri tenuti da Soumaila Diawara, Adel Jabbar e Marie Moïse.
Per una bibliografia aggiornata sul tema, vedi qui .
Mercoledì 19 ottobre 2022, ore 18
Soumaila Diawara, “Africa: colonialismo, esilio e scrittura”
L’intervento di Soumalia Diawara verterà su alcune pagine della storia coloniale in Africa e in particolare nel suo paese natio, il Mali. Un’analisi delle realtà africane odierne necessita, anzitutto, la comprensione delle conseguenze dell’impatto coloniale e l’ingerenza esercitata dalle potenze occidentali, fino ad oggi, negli affari interni di molti paesi del continente africano. L’intervento, inoltre, fornirà alcuni accenni sui processi d’indipendenza e sulla politica dello “sviluppo”.
Soumaila Diawara tratterà anche l’esperienza dell’esilio e la scrittura come mezzo di impegno civile e rivendicazione dei diritti.
Soumaila Diawara nasce il 4 febbraio 1988 a Bamako, dove consegue la laurea in Scienze Giuridiche con una specializzazione in Diritto Privato Internazionale. Nel periodo universitario inizia la sua esperienza politica prendendo parte attiva ai movimenti studenteschi a fianco della società civile. Al termine degli studi si inserisce definitivamente in politica entrando nel partito “Solidarité Africaine pour Démocratie et l’Indépendance” (SADI) di cui è stato responsabile del movimento giovanile. Diventa responsabile della comunicazione del suo partito in collaborazione con la Sinistra Maliana e con l’Organizzazione della Sinistra Africana (ALNEF). Nel 2012 è costretto ad abbandonare il Mali in quanto accusato ingiustamente, insieme ad altri, di una aggressione ai danni del Presidente dell’Assemblea Legislativa. A seguito di tali accuse molti suoi compagni sono stati uccisi, altri sopravvissuti hanno lasciato il paese, mentre lui si è trovato costretto a seguire le rotte dell’attuale fenomeno migratorio partendo dalla Libia su un gommone. Grazie al salvataggio di una nave della Marina Militare giunge in Italia nel 2014 dove ottiene la protezione internazionale ed è tuttora rifugiato.
Mercoledì 26 ottobre 2022, ore 18
Adel Jabbar, “Il pensiero africano e la questione coloniale”
Presentazione dei libri che parlano di colonialismo, schiavitù, questione coloniale.
Adel Jabbar è sociologo dei processi migratori e relazioni transculturali. Appassionato di storia e geografia, è approdato alla sociologia per comprendere la dinamica dell’agire umano in rapporto allo spazio e al tempo. Questa passione lo ha condotto a fare ricerca nell’ambito dei processi migratori e della comunicazione interculturale. Libero docente e collaboratore di istituzioni accademiche nell’ambito del pluralismo culturale e religioso. Ha collaborato a numerosi ricerche e pubblicazioni. Redattore della rivista “Il Cristallo” (BZ). Promotore culturale di numerose iniziative fra cui rassegne cinematografiche e artistico-letterarie. Collabora con diversi enti istituzionali e della società civile nella progettazione e realizzazione di percorsi di educazione alla pace, alla nonviolenza e alla convivenza.
Mercoledì 9 novembre 2022, ore 18
Marie Moïse, “Le radici coloniali della modernità”
Il colonialismo e il razzismo non sono pagine del passato. Sono la matrice del presente in cui viviamo. L’intero sistema economico e simbolico della modernità occidentale – il nostro tempo presente – prende forma con la colonizzazione del continente di Abya Yala (le Americhe) e l’instaurazione di un regime schiavista di piantagione progressivamente elevato a sistema economico globale. Il corpo delle donne, in particolare, emerge come elemento centrale, sia materiale che simbolico, per la produzione e riproduzione della piantagione e della razza. Un viaggio nella storia sociale, sessuale e concettuale della colonialità per leggere con lenti critiche il tempo presente e l’urgenza contemporanea di giustizia sociale e decoloniale.
Marie Moïse, nata a Milano nel 1987, fa attivismo in ambito femminista e antirazzista. Italo-haitiana, è docente di studi di genere e decoloniali alla Stanford University Firenze. È co-autrice di “Future. Il domani narrato dalle voci di oggi” (effequ 2019). Ha co-tradotto insieme ad Angelica Pesarini “Blues e femminismo nero” di Angela Davis (Alegre 2022) e insieme a Mackda Ghebremariam Tesfau “Memorie della piantagione. Episodi di razzismo quotidiano” di Grada Kilomba (Capovolte 2021).